CRESCE DI GRAN LENA IL VINO AUSTRALIANO: NEL 2016 L’EXPORT HA TOCCATO QUOTA 1,65 MILIARDI DI EURO (+7%) E IL PREZZO MEDIO 2,09 (+6%), TRAINATO DAGLI IMBOTTIGLIATI (+10%, A 1,27 MILIARDI DI EURO, E 3,87 EURO AL LITRO, +5%)

Sebbene i trattati di libero scambio non sembrino godere di grande salute nelle ultime settimane, è proprio grazie a quelli che il mondo del vino australiano è stato capace di mettere a segno una performance decisamente ragguardevole nel 2016: secondo un report dell’associazione di categoria “Wine Australia” relativo alle performance nel periodo novembre 2015-novembre 2016 (https://goo.gl/fq6aOR), le esportazioni di vino australiano sono cresciute del 7% in valore (a 1,65 miliardi di euro) e del 6% in prezzo medio (a 2,09 euro, il risultato migliore dal 2009). Inoltre, il driver di questa crescita sono stati proprio gli imbottigliati, con un tasso di crescita del 10%, a 1,27 miliardi di euro, e la stessa categoria ha anche segnato un record per quanto riguarda il prezzo medio, raggiungendo i 3,87 euro al litro (+5%).
Secondo quanto dichiarato da Andreas Clark, ad Wine Australia, sono stati gli imbottigliati premium i veri protagonisti di quest’ottima annata: “sono stati i vini premium a prendere il centro della scena. I vini australiani con un prezzo medio superiore ai 7 euro al litro hanno raggiunto un nuovo record in valore, a 404,8 milioni di euro e un’impressionante crescita del 19%. La crescita – ha puntualizzato Clark – è stata alimentata da una domanda in crescita in tutti i nostri mercati di riferimento, ma particolarmente nella regione dell’Asia nord-orientale”. E, oltretutto, la crescita degli imbottigliati australiani si è accompagnata a una flessione delle esportazioni di sfuso, che si sono contratte del 2%, a 282,1 milioni di euro: nello specifico, le esportazioni di vini premium con un prezzo superiore ai 7 euro sono cresciute in tutti e cinque i mercati di punta dell’Australia enoica, ad eccezione di Hong Kong (-12%), con un vero e proprio boom in Cina (+47%) e performance di tutto rispetto negli Stati Uniti (+23%), nel Regno Unito (+25%) e in Canada (+9%). In calo complessivo, invece, l’Europa, a 401,33 milioni di euro (-3%) – ma anche qui, i premium australiani sono cresciuti a doppia cifra, a 33,85 milioni (+10%). Cifre tutto sommato contenute, ma comunque eloquenti, anche se i veri cavalli di battaglia del vino australiano sono ben altri.


Le esportazioni nell’Asia nord-orientale sono infatti cresciute anno su anno del 23%, al nuovo record di 498,67 milioni di euro, seguite da quelle nel Nord America, con una crescita del 2%, a 459,87 milioni. E con la Cina in prima fila: le esportazioni sono cresciute del 40% in valore, a 366,77 milioni di euro, e la quota di mercato australiana del mercato in crescita dell’1%, arrivando al 24%. Negli Stati Uniti, al contempo, il pivot verso i vini premium è chiaro: le esportazioni complessive sono infatti cresciute del 3%, ma nello stesso anno il prezzo medio degli imbottigliati è cresciuto del 9%. Altrettanto si può dire per il Regno Unito, che è il maggiore in volume per l’Australia enoica, ma l’80% del vino esportato verso l’isola è sfuso – motivo per il quale lo Uk è solamente il terzo mercato in valore, e le esportazioni sono diminuite del 5% negli ultimi dodici mesi. Al contempo, però, i vini con un prezzo medio per litro superiore a 3,5 euro sono cresciuti del 23%, a 48 milioni, e quelli con un prezzo medio superiore a 7 euro sono cresciuti del 25%, a 19,7 milioni.
Appare, quindi, abbastanza chiaro che i mercati più performanti per l’Australia enoica sono stati quelli dove sono in vigore trattati bilaterali – come Stati Uniti e Cina – o comunque sia delle “special relationships” storiche, anche in questo caso supportate da accordi commerciali che favoriscono alcuni canali di sbocco (il Regno Unito); altrettanto, in tempi incerti come questi, non si potrà automaticamente dire per paesi membri dell’Unione Europea, che con ogni probabilità non potranno negoziare in proprio con mercati di riferimento come il Regno Unito o gli Stati Uniti d’America. Una prospettiva che non è possibile non considerare, anche e soprattutto per il vino tricolore.

FONTE: winenews.it