LA CERTIFICAZIONE DI SOSTENIBILITÀ DEL NOBILE DI MONTEPULCIANO NON È PIÙ UN’IDEA MA UN IMPEGNO VERO E PROPRIO: ECCO LA PIATTAFORMA “SOSTE-NOBIL-ETÀ” DELL’UNIVERSITÀ MARCONI DI ROMA, CHE SOSTERRÀ CONCRETAMENTE L’ATTUAZIONE DEL “NOBILE SOSTENIBILE”

Possiamo già parlare di “Modello Nobile di Montepulciano”, visto che il territorio della denominazione poliziano sarà il primo ad essere certificato come sostenibile. Il Vino Nobile di Montepulciano sta infatti per diventare un vino a completo impatto zero. Lo certificherà a breve (si prevede la presentazione della certificazione entro aprile prossimo) una piattaforma progettata dall’Università Marconi di Roma, ribattezzata “Soste-Nobil-età”, che lavora sui parametri dettati dalla norma Equalitas. Il sistema, che vedrà impegnate tutte le aziende produttrici di Vino Nobile di Montepulciano, è stato presentato oggi a Montepulciano, nel Seminario “Nobile e Sostenibile”, promosso dai partner del progetto integrato di filiera di cui il Consorzio del Vino Nobile è tra i promotori, insieme al Comune poliziano (www.consorziovinonobile.it). Un raro, per adesso, esempio di incontro tra la comunità degli imprenditori viticoli e quella dei cittadini di una città del vino, destinato a fare da apripista ad un’auspicata collaborazione più stretta tra pubblico e privato. “Qui i produttori e l’amministrazione, insieme al Consorzio, hanno capito forse prima di altrove che investire nel territorio e nella sua sostenibilità rappresenta il futuro di quel territorio – ha sottolineato Riccardo Ricci Curbastro, presidente Federdoc e Equalitas – e questo è da seguire come un modello per tante altre realtà vitivinicole italiane”. Ma non è soltanto questo il centro della articolazione operativa di questo nuovo orizzonte. “Negli ultimi tre anni – ha spiegato, a WineNews, il professor Umberto Di Matteo dell’Università Marconi di Roma – il territorio del Vino Nobile di Montepulciano è diventato un centro di studio per un nuovo manifesto di responsabilità sociale, un vero e proprio nucleo di “ambientalismo sociale” dove un esteso numero di soggetti che operano su di un medesimo territorio coopera e/o coopererà in modo attivo efficace e integrato al programma di sostenibilità”.

Quello che è stato ribattezzato “Sost-Nobil-età” non è altro che una “piattaforma collaborativa per sostenere l’innovazione e il trasferimento tecnologico nelle aziende della denominazione – ha continuato Di Matteo – Uno strumento interattivo grazie al quale l’azienda, con un processo di autovalutazione, potrà monitorare il proprio livello di sostenibilità, una specie di smart portfolio contenente tutte le informazioni del processo, dalla coltivazione all’imbottigliamento”. Senza nessun tipo di intermediari, la piattaforma permette di gestire sia da parte di ogni singola azienda che da parte del Consorzio stesso i punti fondamentali della norma Equalitas in fatto di sostenibilità ambientale (biodiversità, carbon footprint, water footprint), di buone pratiche agricole in vigna (gestione del suolo, gestione della fertilità, irrigazione, gestione della pianta, gestione della sua difesa, gestione della vendemmia e gestione della biodiversità), di buone pratiche in cantina (raccolta, vinificazione e imbottigliamento, detersione e sanitizzazione, packaging), di buone pratiche socio-economiche (lavoratori, formazione, relazione con il territorio e la comunità locale, buone pratiche economiche aziendali, buone pratiche verso i dipendenti, buone pratiche verso i fornitori) e di buone pratiche di comunicazione (politica di comunicazione, bilancio di sostenibilità). Per adesso le aziende pilota del progetto sono Vecchia Cantina, Fattoria del Cerro e Salcheto e perché la certificazione abbia validità per tutti, occorrer che il 60% della superficie agricola della denominazione rispetti il protocollo della norma.
“Abbiamo voluto questo primo appuntamento per illustrare le modalità di lavoro in questa fase di raccolta dati – ha osservato il presidente del Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano, Piero Di Betto – per poi tra qualche mese ripresentarci con la certificazione vera e propria con l’obiettivo di diventare la prima denominazione pioniera e modello per altri territori del vino in Italia e non solo”.


La stessa Università Marconi di Roma, su un campione di 1.000 consumatori, ha rilevato che la sostenibilità rappresenta un valore per il 73,9% degli intervistati. I 2/3 del target coinvolto dichiara di acquistare prodotti sostenibili, in particolare prodotti alimentari bio. Il 41% è consapevole che esistono vini sostenibili. Di questo campione il 65% conosce il Vino Nobile di Montepulciano. Di questi, il 97% lo definisce già come territorio sostenibile. Ed in effetti la sostenibilità a Montepulciano sembra ormai di casa. Le aziende produttrici di Vino Nobile negli ultimi dieci anni hanno investito per la sostenibilità ambientale oltre 8 milioni di euro. Oltre il 70% delle imprese ha già investito in progetti sostenibili, mentre il 90% ha in corso progetti di realizzazione di impianti. Entrando nel dettaglio, delle 76 aziende consorziate, oltre il 70% ha un impianto fotovoltaico e il 35% si è dotato di solare termico per la produzione di calore. Il 20% ha sistemi di recupero delle acque reflue, mentre un 10% delle imprese ha investito nella geotermia. Negli ultimi anni circa la metà delle aziende ha sviluppato pratiche naturali, come la fertilizzazione, l’inerbimento, l’utilizzo di metodi di coltivazione meno impattanti, che vede gran parte delle aziende di Vino Nobile praticare una agricoltura biologica e, in alcuni casi, biodinamica.
A Montepulciano, peraltro, si trova un’azienda pioniera di questo approccio. “Un litro di vino imbottigliato – spiega Michele Mannelli dell’azienda di Montepulciano Salcheto – emette 1,83 Kg di CO2; il confezionamento delle bottiglie determina il 38% delle emissioni; il trasporto delle bottiglie provoca, invece, il 26% delle emissioni, mentre il processo di coltivazione delle viti ne genera il 27%, soprattutto a causa dei concimi e dei pesticidi che spesso vengono impiegati per ottenere una produzione agricola migliore; a questo va aggiunto un 9% di CO2 emesso dalla fermentazione del vino. Per questo – sottolinea ancora Mannelli, che, nel territorio del Nobile di Montepulciano in Toscana, ha compiuto una scelta determinata in una realtà produttiva medio/piccola – sono stati questi numeri ad impormi una visione d’impresa diversa, perché ho capito che può cambiare le cose, imprimere un’influenza decisa”.
Anche le linee guida di “Agenda 2030” (programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità sottoscritto nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’Onu, ndr) vanno in questa direzione e non stupisce che 250 “Head of Company” americani abbiano scritto una lettera al Presidente Usa Donald Trump, perché non torni indietro su “Agenda 2030”. “Abbiamo pensato ai consumatori e alle aziende – ha aggiunto Riccardo Ricci Curbastro – i primi vogliono vini buoni ma anche certezze quando si parla di sostenibilità; le seconde avevano necessità di uno strumento in grado di trasferire all’esterno con immediatezza e semplicità il proprio impegno su questo tema fondamentale. Equalitas – lo dice il nome stesso – fa partire tutti dallo stesso livello e con le stesse regole, e offre per questo una cornice trasparente di sostenibilità competitiva, all’interno della quale ogni azienda dipingerà il quadro secondo il proprio stile e la propria sensibilità”.
Le cose, evidentemente, si stanno muovendo anche in altri luoghi dell’Italia enoica. “Ho pensato a due cose – ha sottolineato Marcello Lunelli del gruppo trentino Ferrari – quando abbiamo intrapreso questo percorso per la nostra azienda: a mia figlia ed ai nostri contadini. Ho pensato quindi al futuro, alla prospettiva e alla salute dei nostri 600 conferitori. Abbiamo coinvolto l’Istituto Superiore di Sanità per colmare le lacune della legge a proposito dei fitosanitari, non solo per individuare la tossicità immediata di alcune molecole ma anche per capire il loro potenziale nocivo nel tempo e nello spazio. Abbiamo intrapreso un percorso a partire prima dalle persone e poi guardando al territorio, anche se, a ben guardare, il mercato delle bollicine non è molto sensibile a queste tematiche. È soprattutto un obbiettivo aziendale – ha concluso Lunelli – non di mercato, attento ai cambiamenti futuri anche in fatto legislativo.

Focus – “10.000 alberi per Pantelleria. Per non dimenticare l’incendio del 2016”
Il seminario è stata anche l’occasione per contribuire al progetto lanciato dal Comitato Parchi per Kyoto, onlus costituita da Federparchi-Europarc Italia, Kyoto Club e Legambiente in collaborazione con il Comune di Pantelleria, Marevivo e il Dipartimento Scienze Agrarie e Forestali dell’Università degli Studi di Palermo. La campagna, attiva fino a giugno 2018, punta alla riforestazione dell’Isola di Pantelleria in seguito all’incendio doloso del maggio 2016. Donando 10 alberi il Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano ha così compensato le emissioni per realizzare l’evento (3.500kg di CO2eq).

Focus – Che cosa è “Equalitas”
“Equalitas” ha l’obbiettivo di misurare e certificare l’evoluzione verso la sostenibilità del settore vitivinicolo italiano, cioè creare un movimento di stakeholder per una visione omogenea, condivisa e competitiva della sostenibilità del settore vitivinicolo italiano. La società, nata dall’incrocio di Federdoc, Unione Italiana Vini, gruppo CSQA-Valoritalia, 3A Vino, Gambero Rosso, raccoglie la progettualità dei programmi sviluppati in questi ultimi anni sul tema, come Tergeo by Uiv e il Forum per la sostenibilità, che hanno avuto il merito di allargare la visione del settore, inglobando e declinando esperienze già attuate a livello nazionale e internazionale e nutrendosi dell’esperienza di Expo 2015.
La norma “Equalitas – Vino sostenibile” è volontaria e risponde a una serie di parametri ben misurabili: biodiversità, consumi, impronta carbonica, water footprint, gestione fitosanitaria, ma anche interazione con le comunità locali e quindi impatto sociale delle aziende. La sostenibilità verrà approcciata secondo tre pilastri fondamentali: sociale, ambientale ed economico.
I parametri sono stati condivisi in una fase preliminare con oltre 4.000 aziende attraverso questionari allargati, che sono stati via via rifiniti e dettagliati con un confronto diretto con oltre 500 aziende vitivinicole, espressione di tutte le anime della filiera: piccoli e medi produttori, cooperative, grandi aziende vinificatrici e imbottigliatrici. La norma “Equalitas – Vino sostenibile” risponde a una serie di esigenze non più rimandabili del settore vino: innanzitutto, dotarsi di uno schema condiviso, oggettivo e certificabile da un ente terzo. La terzietà del soggetto certificatore consente alle aziende di lavorare su una norma volontaria che ha profondi benefici in termini interni, come l’autovalutazione dei propri sistemi produttivi e miglioramento delle proprie performance, ed esterni, soprattutto nel rapporto con i consumatori. La certificazione, sancita dal marchio collettivo permette infatti di offrire la trasparenza informativa necessaria a facilitare la comprensione da parte dei clienti di livelli di prezzo superiori.

 

FONTE: winenews.it