AGGIORNAMENTO DEGLI ACCORDI COMMERCIALI, IMPATTO SUL FONDAMENTALE MERCATO UK, PROTEZIONE DELLE DENOMINAZIONI, LE OPPORTUNITÀ DEL CANALE “DUTY FREE”: LA BREXIT ED I SUOI EFFETTI PER IL MERCATO DEL VINO AL CENTRO DI VINEXPO A BORDEAUX (18-21 GIUGNO)

Tra i grandi mercati del mondo al centro di analisi e conferenze di Vinexpo a Bordeaux, (18-21 giugno, www.vinexpo.com), ci sarà, ovviamente, quello del Regno Unito, fondamentale per il commercio del wine & spirits, soprattutto in prospettiva Brexit. Se ne parlerà il 20 giugno, seguendo 5 tematiche principali: l’aggiornamento degli accordi commerciali, l’impatto di Brexit sul mercato britannico in termini di diritti, di prezzi al consumo e di distribuzione, la protezione delle denominazioni, le opportunità del canale “Duty Free”, e la leadership, a questo punto messa in discussione, del Regno Unito.
“Visto che l’Uk è il secondo maggiore mercato del vino ed è anche un grande esportatore di distillati, la sfida sollevata dalla Brexit è tanto importante per il Regno Unito quanto per l’Italia, la Francia, la Spagna ed il resto del mondo”, ha sottolineato Jane Anson di “Decanter”, che modererà la conferenza.
Altro aspetto da considerare, inoltre, per i produttori europei, è che “in un contesto più ampio, tra i nostri 48.000 partecipanti, ci saranno dei produttori e dei buyer al di fuori dell’area tariffaria UE che considerano la Brexit come una opportunità per penetrare il mercato del vino e dei distillati britannico”, ha aggiunto il dg Vinexpo, Guillaume Deglise.
Il valore del vino nel Regno Unito, ricordano i dati dello studio di Vinexpo ed Iwsr, si è attestato sui 28 miliardi di sterline nel 2015, mentre le importazioni in volumi dovrebbero rallentare nei prossimi cinque anni.
Di contro, le esportazioni dei distillati Uk nella loro globalità hanno raggiunto i 4,9 miliardi di sterline nel 2016 secondo la Wine & Spirit Trade Association, essenzialmente sostenute dalle esportazioni di whisky scozzese.


Un mercato, quello inglese, a cui guarda con particolare attenzione anche l’Italia che, in Europa, gioca la sua partita soprattutto in due mercati, quello Uk, che cresce, ricorda Vinexpo, e quello tedesco, che invece è in flessione. “La Germania – spiega ancora la nota di Vinexpo – è sempre stata storicamente il mercato principale per le esportazioni di vino italiano. Per il 2015 la Germania ha confermato il suo ruolo di maggior importatore di vini fermi leggeri italiani con 58,8 milioni di casse da 9 litri, ma con un decremento del 6,5% rispetto al 2014. Gli Stati Uniti, che sono il secondo mercato di riferimento per i vini italiani, hanno importato una maggiore quantità di vino nel 2015 rispetto all’anno precedente (+4,16%). Considerando il segmento dei vini spumanti, la Germania ha perso la leadership. Ad oggi è il Regno Unito il primo importatore di vini spumanti dall’Italia con 10,45 milioni di casse da 9 litri, facendo registrare un aumento del 47% tra il 2014 ed il 2015. In confronto, la Germania ha importato 8,88 milioni di casse da 9 litri nel 2015. La terza destinazione maggiore per i vini spumanti italiani sono gli Stati Uniti con 8,79 milioni di casse da 9 litri nel 2015”.
“Difficile capire cosa succederà per il mercato del vino nel Regno Unito, con la Brexit. È una prospettiva nuova – sottolinea alla fiera francese Alessandro Regoli, direttore del sito specializzato www.winenews.it, tra i più seguiti in Italia – tutta da decifrare, anche per il vino italiano che già nel corso del 2017 dovrà fare i conti con la svalutazione che ha toccato il 15% della sterlina sull’euro, arrivata nei mesi appena successivi all’annuncio della Brexit. La Gran Bretagna, occupa la seconda posizione dietro gli Stati Uniti (e ben prima della Cina) in termini di valore delle importazioni di vino in bottiglia dall’Italia. Il mercato del Regno Unito è il “target” fondamentale per molte aziende di vino, in alcuni casi ancora più importante del mercato degli Stati Uniti che è regolato in modo complesso e frammentato. Soprattutto i produttori di vino più piccoli possono ottenere l’accesso a tutto il mercato del Regno Unito al costo dell’ingresso in un paio di Stati americani. Poi, naturalmente, si deve vendere il vino, che è sempre la parte più difficile. Qualsiasi cambiamento significativo delle importazioni enoiche nel Regno Unito ha un impatto dirompente sul mercato globale del vino. Meno preoccupante, secondo diversi pareri, la possibile introduzione di nuovi dazi al vino europeo in Uk, visto che le importazioni di vino nel Regno Unito sono simili, in valore, alle esportazioni di alcolici dal territorio inglese verso l’Ue, e una guerra commerciale in questo senso non farebbe comodo a nessuno, ma è comunque un aspetto su cui tenere alta l’attenzione. Di certo, su questo fronte, c’è da aspettarsi che qualche corsia preferenziale si apra per i Paesi produttori del Commonwealth di cui il Regno Unito è un pilastro, come Australia, Nuova Zelanda e Sudafrica, per esempio. Facile ipotizzare, quindi, comunque che tutti i principali esportatori di vino nel Regno Unito, Francia, Italia, Spagna, Cile, Nuova Zelanda, Australia potrebbero essere quelli più colpiti dalle conseguenze della Brexit, come un potenziale peggioramento dell’economia generale inglese”.

FONTE: winenews.it