PER IL 50% DELLE AZIENDE INTEGRARE VINO & CULTURA CON L’ACCOGLIENZA POTENZIA IL FATTURATO E VALORIZZA TUTTO IL TERRITORIO. COSÌ IL RAPPORTO (WINE+FOOD+ARTS) X TOURISM IN ITALIA=LA BUONA ITALIA 2017 NEL PREMIO GAVI A PLANETA, LUNGAROTTI E AL PROSECCO

Per il 50% delle aziende italiane il connubio tra vino & cibo, arte e cultura integrati al turismo e all’accoglienza potenzia il fatturato. Integrare e differenziare la propria offerta produttiva – lo fa quasi il 70% delle aziende, diversificando le fonti di entrata e differenziando la tipologia dei proprio clienti – valorizza l’intero territorio, ne rafforza il legame con l’azienda (88%) ed aumenta la qualità dei servizi offerti attraendo nuovi turisti (88%). A dirlo è il secondo “Rapporto (Wine + Food + Arts) x Tourism in Italia = La Buona Italia 2017” del Laboratorio Gavi per il Consorzio per la Tutela del Gavi con il Dipartimento di Economia dell’Università dell’Insubria di Varese, per l’edizione n. 4 del “Premio Gavi – La Buona Italia” alle realtà agroalimentari – sono oltre 300 quelle mappate – che incorporando nelle proprie strategie di sviluppo e marketing produzione, arte e cultura, e accoglienza contribuiscono allo sviluppo del territorio, stimolando un flusso turistico che genera valore economico, sociale, di professionalità e comunicazione, in una logica di distretto, secondo la prima delle “7 Regole per la Buona Italia sulla Filiera della Bellezza” create nel 2014 da un Comitato di esperti. La migliore? “Viaggio in Sicilia” della griffe Planeta, cui va l’edizione 2017 del Premio, accanto alle Menzioni Speciali alla Fondazione Lungarotti per i pionieristici Muvit-Museo del Vino e Moo-Museo dell’Olio di Torgiano ed al Consorzio di Tutela Conegliano Valdobbiadene Docg per il restauro delle opere della mostra “Bellini e i belliniani” a Conegliano, assegnati domani in un workshop a tema al Forte di Gavi, nella “Gavi for Arts”, una tre giorni di incontri e degustazioni (della vendemmia 2016 del bianco piemontese, e con la presentazione dell’etichetta istituzionale 2017), in cui si parlerà anche di comunicazione (con, tra gli altri, WineNews, che fa parte della giuria del Premio, ndr).
Anche a Gavi, terra del “vino Cortese”, come nel resto d’Italia, il turismo enogastronomico è sempre più rilevante – lo è per il “sistema Paese”, tanto che il Governo nel nuovo Piano Strategico del Turismo (2017-2022) del Ministro dei Beni Culturali e del Turismo ha ridisegnato la programmazione in materia rimettendo l’enogastronomia al centro delle politiche nazionali per la promozione integrata del made in Italy – e territori, Consorzi, aziende, organizzazioni pubbliche e private dedicano un’attenzione sempre maggiore all’accoglienza per far vivere l’esperienza del prodotto e del territorio all’origine e tra loro integrati. “Italiani e stranieri spendono per l’enogastronomia un terzo del budget per la vacanza in Italia – sottolinea Francesco Palumbo, dg Ministero dei Beni, delle Attivita Culturali e del Turismo – un giro di affari che conta per un terzo del fatturato turistico complessivo e che fa del turismo wine & food uno dei comparti piu significativi del Pil italiano, con 13 milioni di presenze, di cui il 57% straniere, e con un tasso di crescita negli ultimi 5 anni di oltre il 20%. Due stranieri su 3 menzionano cibo e vino tra le principali motivazioni di viaggio, ma anche per il 30% degli italiani il successo di un viaggio e legato alla degustazione di prodotti tipici locali. Con un cosi grande vantaggio competitivo, il rilancio della leadership italiana nel turismo si deve avvalere dell’offerta enogastronomica e promuoverla, integrandola con gli altri comparti”.
Il numero di realtà considerate e analizzate dal Rapporto è 276, tra aziende, Consorzi, Dimore storiche, Musei tematici, istituzioni ed associazioni pubbliche e private. Tra le aziende il 51% realizza progetti di eventi culturali, il 15% musei aziendali, il 9% opere di restauro e valorizzazione di opere d’arte e organizzazione di premi artistici e culturali, il 7% promuove l’arte contemporanea, il 5% punta su etichette e packaging d’autore, il 2% su cantine d’autore. Analizzando la tipologia di servizi di accoglienza e di ospitalità, prevalgono le visite guidate (37%), seguite da degustazioni sul territorio in un’ottica di promozione territoriale (25%), l’integrazione tra ristorazione e ricettività (15%) e quella con altre attività culturali (15%), mentre solo il 2% fa solo degustazioni. Dati questi, che confermano la tendenza in atto di sperimentare percorsi di accoglienza maggiormente articolati e sempre più protesi ad integrare il pernottamento degli ospiti in strutture proprie o del territorio.


Dall’analisi di 50 delle realtà mappate, per comprendere il livello di effettiva integrazione tra vino, cibo, arte e ospitalità, è emerso che la maggior parte si trova in Piemonte (45%) e Lombardia (45%), seguono Veneto (27%), Puglia (18%) e Friuli (14%). Un’osservazione piu attenta testimonia la prevalente localizzazione in quelle aree oggi definite “territori lenti”, ovvero contesti peculiari, a bassa densità abitativa, dove si intersecano in un circuito virtuoso agricoltura di nicchia, un patrimonio storico-culturale di rilievo e una pluralità di risorse distintive (artistiche, paesaggistiche, enogastronomiche). In termini di natura giuridica dei rispondenti, il settore privato rappresenta (come prevedibile) l’87% del campione, di cui il 57% rappresentato da realtà private for profit (aziende e consorzi produttivi) e il 30% da realtà private non profit (consorzi vinicoli e food, musei e aziende turistiche locali); il restante 13% sono fondazioni, musei e associazioni che operano a supporto di strategie di valorizzazione delle eccellenze enogastronomiche. Con riferimento alle caratteristiche degli attori sotto il profilo dimensionale, l’indagine evidenzia una scenario che conferma le peculiarità proprie del tessuto produttivo italiano, caratterizzato dalla marcata prevalenza di imprese di piccola-media dimensione sia con riferimento al parametro del numero di dipendenti, sia del fatturato dichiarato: il 46% ha un fatturato annuo fino ad 1,5 milioni di euro e solo il 2% si colloca in una fascia di fatturato compresa tra i 15 e i 50 milioni di euro annui. In particolare si rileva una predominanza di produttori vinicoli (69% del totale).
Ben il 75% di queste realtà ha intrapreso un percorso di integrazione tra vino, cibo e arte, nel 41% dei casi occasionale, nel 34% come strategia permanente, inserita nella promozione della propria azienda. Con un grado di soddisfazione totale per tutti. Del resto le motivazioni della coniugazione sono da ricercarsi in primis nella passione personale dei titolari delle aziende e nel desiderio di contribuire alla crescita del tessuto artistico locale ed internazionale, ma anche di voler rendere piu solide le relazioni con i propri stakeholder (in primis i clienti) e di voler contribuire alla promozione e valorizzazione del territorio. Tanto che il 73% ha in previsione di rafforzare il connubio con investimenti legati alla realizzazione di spettacoli teatrali e di promozione del territorio e agli eventi. Il 75% dichiara di avere in atto strategie di integrazione del connubio Wine&Food+Arte con servizi di ospitalità, di cui il 55% in maniera permanente. Il 44% lo fa da meno di 5 anni, ma il 50% da più di 10 anni. Lo strumento piu utilizzato per la valorizzazione dell’offerta, utilizzato da quasi il 60%, è il canale diretto, ma oltre il 60% è presente su piattaforme di social media tourism. L’81% ha intenzione di rafforzare nel prossimo futuro il connubio.
Le aziende che investono in arte & turismo dichiarano inoltre la propria presenza internazionale, in molti casi consolidata da oltre 10 anni, pari al 48% del fatturato (per il 25% le vendite sui mercati esteri pesano tra 1-30% del fatturato complessivo, il 16% rientra nel range compreso tra 31%-60% e l’11% del campione dichiara un peso delle vendite estere superiore al 61% del fatturato annuale), e il 73% prevede un incremento delle vendite all’estero nei prossimi 5 anni, muovendosi in uno scenario competitivo sempre più allargato, dove i food traveller cercano vacanze insieme enogastronomiche, culturali e artistiche. Il 61% delle realtà ha visitatori locali, il 71% visitatori regionali e oltre l’80% visitatori extra Regione, e pressoché tutte provenienti da Paesi esteri. Per il 73% sono giovani, seguiti da gruppi e associazioni (64%), coppie senza figli e visitatori di età superiore ai 65 anni, mentre per il 36% sono famiglie. Questo turismo è “lento” – dove per lentezza si intende l’autenticità dell’esperienza diretta e di eccellenze diffuse da scoprire – “breve” (da 1 a 3 giorni) e di “emozione”, facendo perno su un immenso patrimonio artistico, culturale e enogastronomico da conoscere in modo memorabile. Un turismo che si basa per il 25% su degustazioni con visite sul territorio e poi visite guidate in azienda, servizi di ristorazione ed alloggio, pernottamento, resort e residenze d’artista, ed eventi di promozione del territorio.
Per quanto riguarda la visibilità il 59% delle realtà è presente nelle principali guide di settore dedicate alla ristorazione (come Slow Food, il Gambero Rosso, Guida Ristoranti d’Italia dell’Espresso, Guida Michelin, Veronelli, Slow Wine e Doctor Wine), contro un 32% che non ha effettuato investimenti in tale direzione, mentre il 55% è presente anche in specifiche guide culturali e artistiche. L’87% possiede almeno una certificazione. I social media aziendali sono una parte integrante delle politiche di comunicazione e di marketing per l’85%, con l’86% che utilizza regolarmente Facebook e oltre il 60% Instagram e Youtube. Solo il 25% del campione dichiara di far parte di un bio-distretto o di una eco-regione, ma per il 90% questo può costituire un driver di sviluppo.

Focus – Il “Premio Gavi – La Buona Italia” a Planeta, e le Menzioni Speciali alla Fondazione Lungarotti ed al Consorzio di Tutela Conegliano Valdobbiadene Docg, ed il suo sfondo: il Gavi & il suo “Gavishire”
“Viaggio in Sicilia”, all’edizione n. 7, è il progetto culturale, di marketing e comunicazione, ma anche sociale, di Planeta articolato in una residenza d’artista collettiva e itinerante che porta gruppi di artisti a seguire e raccontare il rito della vendemmia nelle Tenute dislocate su tutta l’isola, da Menfi a Sambuca di Sicilia, da Noto e Vittoria fin sull’Etna, con le loro diverse tipologie di accoglienza, valorizzandone i luoghi e la cultura di Sicilia, e che si conclude con una mostra a Palermo (www.planeta.it). La Fondazione Lungarotti cura a Torgiano i Musei del Vino – con 3.000 opere che raccontano 5.000 anni di storia e ne fanno il primo, più grande e bello d’Italia per “The New York Times” – e dell’Olio, fiore all’occhiello di un progetto pionieristico, ambizioso e lungimirante con cui Giorgio e Maria Grazia Lungarotti hanno dato vita nel 1974, attorno alle Cantine Lungarotti, ad un polo culturale e turistico per far conoscere l’Umbria enoica al mondo (www.lungarotti.it). In occasione della mostra “Bellini e i belliniani” a Conegliano, il Consorzio di Tutela Conegliano Valdobbiadene Docg ha collaborato al restauro di quattro opere di Albrecht Dürer, Francesco Morone, Bartolomeo Veneto e di un pittore veneto in mostra a Conegliano (Palazzo Sarcinelli, fino al 18 giugno; www.prosecco.it), in un progetto di mecenatismo eno-culturale che va di pari passo con la valorizzazione del territorio, candidato all’Unesco, e la promozione di itinerari artistici e naturali lungo la nuova Strada del Prosecco e Vini dei Colli Conegliano Valdobbiadene. Ecco le migliori buone pratiche che uniscono “Wine&Food + Arts + Tourism in Italia” incoronate dall’edizione 2017 del “Premio Gavi – La Buona Italia” promosso dal Consorzio per la Tutela del Gavi, ed assegnato a Planeta, con Francesca Planeta, come vincitrice assoluta, alla Fondazione Lungarotti, con Maria Grazia Lungarotti e Lucia Tremonte, ed al Consorzio del Prosecco Docg come Menzioni Speciali, domani nel workshop al Forte di Gavi, coordinato da Federico Quaranta di Decanter Radio 2 Rai e con, tra gli altri, Giorgio Ferrero, assessore all’Agricoltura Regione Piemonte, Antonella Parigi, assessore alla Cultura e Turismo Regione Piemonte, Maurizio Montobbio, presidente del Consorzio Tutela del Gavi, Roberta Pezzetti del Dipartimento di Economia Università degli Studi dell’Insubria, e Francesco Moneta del Laboratorio Gavi, e con la visione del Ministro dei Beni Culturali con il dg Francesco Palumbo. A seguire il confronto “Quale dialogo con i Media?” con Vincenzo Chierchia, giornalista de Il Sole 24ore, Fabio Piccoli, direttore Wine Meridian, ed Alessandro Regoli, direttore WineNews.
Lo sfondo del Premio è una terra di confine, delimitata da 11 Comuni (Bosio, Capriata d’Orba, Carrosio, Francavilla Bisio, Gavi, Novi Ligure, Parodi Ligure, Pasturana, San Cristoforo, Serravalle Scrivia, Tassarolo), nel Piemonte compreso tra Liguria e Lombardia, a 30 km dal mare, lembo inferiore della Pianura del Po che sale verso i colli e si arrampica sull’Appennino Ligure, fatta di un paesaggio che alterna vigneti, boschi e valli: è il territorio della Denominazione del Gavi, “vino Cortese”, il grande bianco piemontese. La sua presenza in una Regione di straordinaria qualità per i vini rossi, è rivelatrice del profondo legame che la terra del Gavi ha sempre avuto con la Repubblica di Genova: la cucina dei signori genovesi, che nei feudi di queste terre avevano la loro dimora “di campagna”, era a base di pesce, carni magre e verdure e si sposava perfettamente con il Cortese, il “nobile” vitigno autoctono, che qui era coltivato dal 972, e che oggi è tutelato e valorizzato, nel suo prodotto più espressivo, il Gavi Docg (Cortese in purezza, prodotto in 5 tipologie: Fermo, Frizzante, Spumante, Riserva e Riserva Spumante Metodo Classico), dal Consorzio di Tutela del Gavi. Una realtà “sana”, economicamente attiva che investe in qualità e ricerca: negli ultimi 10 anni la Docg ha assistito ad un costante incremento, negli ettari (+41% da 1.076 agli attuali 1.510) nella produzione (+62% da 8 a 13 milioni di bottiglie) e nell’export (cui è destinata oltre l’85% della produzione, tra i primi bianchi italiani nella fascia top-premium soprattutto in Inghilterra, Germania, Stati Uniti, Russia, Giappone), contando circa 440 aziende tra produttori, vinificatori e imbottigliatori, ed impiegando 5.000 persone nell’intera filiera per un totale di circa 55 milioni di fatturato a distributori (on trade).
Il Gavi è il primo vino al mondo Ogm free, ovvero non modificato geneticamente, per preservare l’unicità del vitigno e tutelare il consumatore e il territorio che lo produce. Il “progetto di selezione clonale” con il Centro Miglioramento della Vite del C.n.r. di Torino ha visto l’omologazione di nuove barbatelle, di proprietà del Consorzio precedentemente selezionate perché rispondenti a specifiche caratteristiche di salubrità e tipicità del vitigno. In quasi vent’anni di ricerca delle migliori piante di Cortese, effettuata in numerosi vigneti della Denominazione, gli esperti del Cnr hanno scelto i fenotipi più interessanti, impiantandoli in vigneti sperimentali che hanno portato all’ulteriore selezione di barbatelle sane e fenologicamente rilevanti. Il Consorzio attiva costantemente procedure a tutela e sostenibilità dell’ambiente, per esempio collaborando con l’Associazione Aspromiele perché gli interventi fitoterapici in vigna rispettino le api, la cui presenza è la vera indicatrice della salute del territorio.
“Il territorio del Gavi ha visto, negli ultimi anni, un importante ricambio generazionale tra i titolari delle aziende del vino e l’arrivo di imprenditori provenienti anche da altri settori produttivi – spiega il presidente del Consorzio Maurizio Montobbio – che hanno scelto questi luoghi per la loro bellezza e per la vicinanza ai grandi centri urbani. Questa nuova contaminazione ha generato un processo culturale che vede i produttori sentirsi non solo custodi dei proprio territori viticoli, ma anche depositari, e per certi versi responsabili, del patrimonio culturale che fa da contesto alla loro attività”.
Info: www.consorziogavi.com

Focus – Case history virtuose di (Wine + Food + Arts) x Tourism tra le aziende italiane del “Premio Gavi – La Buona Italia”
Nell’insieme di case history virtuose di aziende che uniscono (Wine + Food + Arts) x Tourism del loro territorio, l’Italia è rappresentata ad ogni latitudine. Oltre i tre vincitori, sul fronte enologico troviamo alcuni brand già bandiere della migliore tradizione enologica nazionale – come Michele Chiarlo in Piemonte per il Barolo, Allegrini in Veneto per l’Amarone, Frescobaldi in Toscana per il Brunello di Montalcino – impegnati nella valorizzazione delle peculiarità territoriali non solo in termini produttivi, esaltando vitigni autoctoni e vigneti, ma anche ambientali e culturali. Emblematici sono i pay-off di Chiarlo (100% Piemonte), di Frescobaldi (Cultivating Toscana Diversity) e di Ricasoli (I paesaggi del Chianti Classico in una tenuta).
Allegrini mette in evidenza il valore della Valpolicella, e Diego Planeta dichiara la propria missione di ri-scoperta del territorio: “il nostro è un nuovo modo di pensare il viaggio in Sicilia: Menfi, Vittoria, Noto, l’Etna e Capo Milazzo. Un percorso non casuale, fortemente legato alla diversità dei paesaggi, dei venti, del carattere degli uomini e quindi dei loro vini”. Anche il rapporto con la dimensione dell’accoglienza è dichiarato: “da sempre coniughiamo la passione per la Sicilia al desiderio di accogliere al meglio chi vuole scoprirla. Per questo le nostre cantine non sono mai state solo spazi dedicati alla produzione del vino, ma luoghi dell’ospitalità, legati alla cucina, alla natura, alla cultura”.
Questo manifesto del vincitore del “Premio Gavi – La Buona Italia” già condiviso da alcuni produttori – ognuno per il proprio territorio – dovrebbe essere una guida per coloro che ancora non hanno verificato come questa strategia paghi in termini non solo di fatturato per la propria realtà, ma di indotto sociale, economico e reputazionale per un intero sistema locale. Arti e cultura possono essere declinati con varie modalità, ma se per esempio l’arte contemporanea connota i progetti di Chiarlo, Frescobaldi, La Raia, Planeta e Ricasoli, in questa edizione del Premio emergono anche scelte più dedicate alla narrazione della storia e della cultura proprie e del territorio. I singoli produttori si fanno carico della memoria, che condividono creando in casa, musei non tanto d’impresa, quanto tematici e di distretto: il Museo della Civiltà del Vino della Cantina dei Produttori di Primitivo di Manduria; l’Archivio Whitaker e il Museo degli Attrezzi delle Cantine Pellegrino di Marsala; il Museo e la Biblioteca del Vino de La Tosa di Piacenza. La narrazione della propria storia si affianca o talvolta si pone in secondo piano rispetto a quella di un saper fare collettivo che viene da lontano, e che oggi fa la differenza. Un prezioso racconto che non trovando rappresentazione da parte delle istituzioni del territorio, viene affidato al singolo privato, che ne diventa protagonista.
Arti e cultura può essere anche il recupero e la valorizzazione di un bene culturale, destinato non solo ad essere prestigiosa sede d’impresa, ma contenitore di programmi culturali in cui viene coinvolto l’intero territorio. È il caso della celebre Villa della Torre degli Allegrini, dello spettacolare Castello di Brolio – dimora dei Ricasoli dal 1141 – e della storia de Il Borro, in Toscana, che vanta radici altrettanto antiche – si parte dal 1254 – e un percorso che vede coinvolti tra gli altri i Medici e i Savoia, fino a giungere all’attuale proprietario, Ferruccio Ferragamo, che ha reso l’antico borgo medioevale un Relais Châteaux.
Veniamo all’accoglienza in senso stretto: quali migliori destinazioni si propongono oggi a un visitatore che voglia vivere al meglio un luogo nella sua essenza, fatta di mura e di persone, di sapori suoni e profumi? Che dire dell’immagine aerea della vigna murata di Venissa di Bisol e del suo resort, con Venezia dall’altra parte del canale, evocativa di un’oasi davvero speciale in una delle mete turistiche piu affascinanti e al tempo stesso piu caotiche della nostra penisola? Chi scende nella nuova Locanda La Raia, nel cuore del Gavi, trova si l’arte contemporanea, ma e soprattutto immerso in una dimensione verde e sostenibile che connota tutta la visione di un moderno progetto enologico e imprenditoriale. All’altro capo della Penisola, a Manduria, i 400 soci della Cantina dei Produttori del Primitivo non offrono l’esperienza in lussuosi resort, ma si fanno promotori della scoperta della natura e della cultura di un territorio che, come gran parte del Sud, ha un formidabile potenziale turistico inespresso.
Promotori e talvolta registi della valorizzazione del territorio anche come destinazione turistica esperienziale sono spesso i Consorzi di produttori: l’Osservatorio del Gavi ha voluto dedicare attenzione non solo al vino, ma anche alle organizzazioni che in modo innovativo fanno dell’offerta agroalimentare il cuore della proposta turistica. L’abilita richiesta e il saper fare rete, come nel caso di Piacere Modena, nuova realta che ha saputo connettere le Dop e le Igp della provincia modenese e lanciare un programma di valorizzazione culturale ed enogastronomica che e gia un successo. Il brand East Lombardy raggruppa quattro provincie contigue storicamente poco disponibili al giocare in squadra con il vicino di casa – Bergamo, Brescia, Mantova e Cremona – ma oggi protagoniste di unica proposta di destinazione turistica all’insegna dell’agroalimentare: abbiamo riconosciuto l’importanza del Progetto, e nel 2017 – anno in cui questa e Regione Gastronomica Europea – vedremo come nei fatti dalla visione si riesca a passare all’azione. I Consorzi enologici di tradizione hanno anch’essi modalita diverse di fare dell’Arte e della Cultura una bandiera complementare a quella della eccellenza produttiva, e valore aggiunto all’offerta turistica: a Castel del Monte l’omonima Strada del Vino ha scelto la Musica, ad Aquileia il Consorzio di Tutela dei Vini doc del Territorio punta sull’Archeologia, mentre Scultura e Pittura sono protagoniste dell’azione del Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano.
La Menzione speciale va al Consorzio di Tutela Conegliano Valdobbiadene Docg che non solo affianca le istituzioni culturali del territorio di Rovigo restaurando opere antiche altrimenti confinate in deposito, e ora di nuovo accessibili al pubblico, ma si e fatto promotore della candidatura del territorio a Patrimonio dell’Umanita Unesco. Infine, anche i Musei del Cibo e del Vino rappresentano realta tra loro assai diverse, ma tutte convergenti nel promuovere la Buona Italia e il suo territorio. Il Museo del Te’ di Raddusa, piccolo centro di 3.200 abitanti del catanese, e l’unico del suo genere in Italia, entrato per ben 2 volte nel Guinness dei Primati: i mezzi dell’Associazione culturale che l’ha creato sono limitati, ma grande e la determinazione a renderlo occasione di conoscenza e accoglienza del territorio, un esempio per i numerosi borghi di cui e ricca l’Italia, e ai quali e dedicato l’Anno 2017 promosso dal Ministero della Cultura. Parma e un altro esempio di rete, questa volta dei ben sei Musei del Cibo di una delle provincie piu votate all’agroalimentare, mentre la Menzione speciale va alla Fondazione Lungarotti, in Umbria, un brand noto si per suoi vini, ma anche per i veri Musei del Vino e dell’Olio e per il sofisticato progetto culturale di fama internazionale che da oltre 40 anni vede impegnata Maria Grazia Marchetti Lungarotti, tra i protagonisti della giornata di Gavi di domani, perché anche in questo settore, come in molti altri della Buona Italia spesso sono le persone e le individualita a fare la differenza, accendendo la miccia dell’innovazione.

FONTE: winenews.it