Il surriscaldamento globale modifica anche l’agricoltura e l’aumento della temperatura in Italia ha portato alla comparsa di colture mai viste prima sul nostro territorio, assieme a insetti tropicali sconosciuti solo qualche anno fa. Lo afferma la Coldiretti, che spiega in una nota i principali cambiamenti.

 

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Banane e avocado in Sicilia –  Il 2016 sarà probabilmente l’anno più caldo di sempre secondo le stime dell’Organizzazione meteorologica mondiale e l’innalzamento delle temperature sta portando in Italia nuovi prodotti agricoli. Ad esempio, fa sapere la Coldiretti, si assiste alla nascita dei primi avocado made in Italy, raccolti a Giarre, in provincia di Catania. Sempre in Sicilia, a Palermo, è possibile coltivare delle “vere” banane (oltre alla banana comune siciliana, presente da secoli nell’isola, con frutti di piccole dimensioni). In entrambi i casi si tratta di frutti tropicali che mai si erano visti prima alle nostre latitudini perché i loro alberi necessitano di una temperatura mite durante tutto l’anno per fruttificare: con inverni sempre più caldi, queste colture potrebbero facilmente attecchire.

Olio sempre più a nord – Sempre a causa del surriscaldamento si stanno progressivamente spostando verso nord piantagioni di prodotti tipicamente mediterranei. La coltivazione dell’ulivo, che un tempo non superava la Romagna e la Liguria (con l’eccezione dei microclimi lacustri), ora si è spinta fino a ridosso delle Alpi. Mentre la vite arriva a proliferare a quasi 1200 metri d’altitudine, come succede nei comuni valdostani di Morgex e La Salle. Curioso notare anche come il vino italiano sia aumentato in media di un grado in termini di gradazione alcolica. In Pianura Padana, invece, continuano a crescere i campi di pomodoro: in questa zona viene prodotta la metà delle conserve di pomodoro italiane, con l’Emilia-Romagna superata solo dalla Campania come produzione regionale.

 

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I rischi per l’agricoltura – Quello che a prima vista può sembrare un vantaggio per la produzione agricola nazionale, presenta invece diversi effetti collaterali.

Il cambiamento delle condizioni climatiche mette a rischio ad esempio la stagionatura dei salumi o l’affinamento dei formaggi, danneggiando alcuni prodotti tipici. L’aumento della temperatura, assieme alla globalizzazione degli scambi, ha inoltre portato alla diffusione sui nostri campi di diversi parassiti “alieni”. Dalla xylella, che ha martoriato gli ulivi salentini lo scorso anno, al cinipide galligeno che ha decimato i raccolti di castagne, sono sempre di più le specie dannose in Italia.

Come il punteruolo rosso che si accanisce sulle palme alla Tristeza, il virus dal nome caraibico ma dall’origine asiatica che attacca gli agrumi. Senza dimenticare gli insetti più grandi, come la cimice marmorata asiatica, sempre più presente nel Nord Italia e particolarmente pericolosa per l’agricoltura perché depone 300-400 uova per due volte all’anno: un autunno particolarmente caldo e l’assenza di antagonisti naturali hanno fatto incrementare in maniera preoccupante la loro diffusione in tutta la Pianura Padana.

 

FONTE: skytg24.com