VINO, QUOTAZIONI IN CRESCITA PER GLI SFUSI DAL NORD AL SUD DEL BELPAESE, DOPO UNA VENDEMMIA DA -30% IN QUANTITÀ. RINCARI SOPRATTUTTO SUI VINI BASE (OLTRE IL +60%), MA CRESCONO ANCHE LE PRINCIPALI DOP. ANALISI WINENEWS TRA LISTINI ISMEA E CONSORZI
Dopo la scarsa vendemmia 2017 (-28% secondo le ultime stime Assoenologi del 20 ottobre, https://goo.gl/JonVhr), l’atteso e annunciato aumento delle quotazioni dei vini non è tardato ad arrivare. Andamento chiaro, che emerge dalle rilevazioni, seppur parziali (mancano alcune grandi denominazioni) dei listini di ottobre stilati da Ismea (prezzi alla produzione dell’ultima annata in commercio, franco magazzino produttore, e Iva esclusa, calcolati su medie statistiche, che possono differire in parte, in più o in meno, dalle reali quotazioni riscontrate dagli operatori sul mercato, ndr). Numeri analizzati da WineNews, in ordine sparso in giro per il Belpaese enoico che, però, parlano, salvo rari casi di stabilità, di un incontrovertibile crescita dei prezzi, certe volte anche notevolissima, che sfiora quasi il raddoppio delle quotazioni sui listini 2016 e che, difficilmente potrà non ripercuotersi anche sullo scaffale, e quindi sul consumatore finale, considerati anche i margini spesso già molto ridotti per i produttori su certe tipologie. Una crescita delle quotazioni che, peraltro, fa notare qualcuno, non basterà a compensare la perdita economica imputabile alle minori quantità che saranno prodotte.
E se le quotazioni sono in aumento nettissimo soprattutto sui vini comuni (+73,2% sullo stesso periodo 2016 per i bianchi, a 5,08 euro ad ettogrado, +61% per i rossi, a 5,23 euro) e sugli Igt (ben oltre il +70% sullo stesso mese 2018 per l’Emilia Lambrusco, a 5,9 euro ad ettogrado, o per il Ravenna Sangiovese, a 6,85 euro da ettogrado, ma anche un importante +20% per il Veneto Merlot a 7,05 euro, e un +10,5% per il Toscana Sangiovese, a 5,8 euro, tra i rossi, mentre tra i bianchi si segnalano aumenti del 64,5% per l’Emilia Lambrusco Bianco, a 6,2 euro ad ettogrado, ma anche un +16,7% per il Veneto Chardonnay, a 8,7 euro, tra gli altri), anche sul fronte delle principali Dop del Belpaese le quotazioni sono generalmente in crescita a doppia cifra.
Sul fronte bianchista, spicca il +70,4% dello Chardonnay dell’Oltrepò Pavese, a 230 euro, anche se la palma del bianco più quotato (mancano tutti i vini altoatesini, che di solito dominano il listino, ndr), è neanche a dirlo il Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene Docg, a 300 euro al quintale, con una crescita del 20%. Più contenute le quotazioni e la crescita del Prosecco Doc, a 210 euro al quintale (+12%), più o meno lo stesso tasso di crescita del Trento Pinot Nero per base spumante, che spunta 265 euro al quintale (+12,8%), mentre cresce del 17,6% il Roero Arneis, a 200 euro al quintale. Tre le grandi denominazioni bianchiste, in crescita, seppur con quotazioni più contenute, il Soave, a 95 euro al quintale, ed il Soave Classico, a 105.
Aumenti in generale più contenuti, ma con quotazioni assai maggiori, sul fronte rossista. Al vertice c’è il Brunello di Montalcino, a 1.030 euro al quintale, con una crescita del 12,6%, mentre è stabile il Barolo, a 820 euro a quintale. Stabile anche la quotazione dell’Amarone della Valpolicella, fa sapere il Consorzio, con quotazioni tra gli 800 ed i 900 euro al quintale. In Piemonte sono notevoli gli aumenti di Barbaresco (+17,7% sul 2016, a 565 euro a quintale), così come del Nebbiolo d’Alba (+8,8%, a 310 euro a quintale), e della Barbera d’Alba (+23,5%, a 210 euro al quintale), ma anche del Dolcetto (+13,3%, a 170 euro al quintale).
In Toscana, diversificata la situazione nel Chianti: se le stime Ismea parlano di una sostanziale stabilità sul 2016, con il Chianti a 100 euro al quintale e il Chianti Classico sui 235, decisamente diverse le ultime quotazioni registrate dai rispettivi Consorzi: si parla di 130-150 euro per il Chianti, e di una forbice tra i 250 e i 300 euro al quintale per il Chianti Classico, con quotazioni entrambe in crescita sul 2016.
In Emilia Romagna crescita generalizzata del mondo Lambrusco (stabile il Sorbara, a 75 euro al quintale, poi si va dal +26% del Salamino Santa Croce, a 72,5 euro, al +24% del Grasparossa, a 76,5 euro, fino al +38% del Reggiano, a 72,5 euro), ma in aumento netto anche il Romagna Sagiovese (+22%, a 82,5 euro).
Quotazioni in crescita anche al Sud, dove spicca il +75% della Doc Castel del Monte, in Puglia, a 105 euro al quintale, e notevole anche il +15% dell’Etna, a 155 euro a quintale.
Numeri parziali, ed in ordine sparso che, però, confermano l’atteso, generalizzato e per certi versi inevitabile aumento della quotazioni che ci si attendeva, come detto, dopo la scarsa raccolta 2017. Da vedere, ora, come questo si ripercuoterà sui consumi interni e anche sulle esportazioni, per una campagna di mercato enoico che si annuncia non molto più semplice dell’ultima complicatissima vendemmia.
FONTE: winenews.it
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