RISCALDAMENTO GLOBALE E STERLINA DEBOLE FANNO FIOCCARE GLI INVESTIMENTI ESTERI NELL’ENOLOGIA BRITANNICA, CON 64 NUOVE AZIENDE TRA INGHILTERRA E GALLES (+73%) TRA 2015 E 2016, TUTTE ALLA RICERCA DELLA “NEW WAVE” SPUMANTISTICA DEL REGNO UNITO

Negli ultimi cinque anni, gli effetti del riscaldamento globale e la crescente crescita qualitativa della spumantistica del Regno Unito hanno fornito al settore la scintilla necessaria a rendere evidente agli addetti ai lavori – e in maniera crescente anche al grande pubblico – il fatto che gli sparkling d’oltremanica sono ormai una realtà solida e fiorente. Ulteriore impulso al settore è poi venuto con il progressivo indebolirsi della Sterlina sui mercati valutari, col risultato che tra 2015 e 2016, secondo dati dell’erario di Sua Maestà pubblicati dal “The Guardian” (www.guardian.co.uk), sono state non meno di 64 le nuove aziende vitivinicole che hanno aperto i battenti in terra d’Albione, il 73% in più anno su anno, portando il totale a 502 (635 se si includono i produttori da uve di terzi).
Il momento storico, va detto, è estremamente propizio al settore, con il combinato disposto di curiosità dei consumatori, giudizi critici lusinghieri e buoni margini di guadagno che, a meno di eventi infausti in fase di vendemmia, dovrebbe finire con l’aumentare la produzione di bollicine inglesi del 50%, a circa 4,5 milioni di bottiglie. E dato che il prezzo medio di ciascuna è al momento vicino alle venti Sterline allo scaffale, ecco spiegato il fortissimo interesse di investitori domestici e stranieri per quella mezzaluna di territorio inglese che abbraccia le contee di Hampshire, Surrey, Sussex e Kent, e il cui esempio più eclatante è Domaine Evremond, la tenuta britannica della maison francese dello Champagne Taittinger. Le prime bottiglie del Domaine dovrebbero essere in commercio a partire dal 2023, rendendo la tenuta a pieno titolo parte di questa “new wave” enoica che aumenterà gli ettari vitati della spumantistica britannica dagli attuali 2.000 a più di 3.000 entro il 2021, con una progressione numerica che vedrà piantare un milione di barbatelle nell’anno in corso, secondo l’associazione di produttori britannica English Wine Producers. Il che si tradurrà, anche se solamente nel medio termine, in migliori economie di scala e costi di produzione inferiori, ma solo se la situazione economica e climatica si manterrà vicina all’attuale. Non certo una sicurezza, vuoi per la Brexit, vuoi perché non è certo detto che i cambiamenti climatici continuino a premiare la scommessa dei molti investitori nel settore degli sparkling britannici, specialmente dato che le gelate che hanno martellato più terroir dell’enologia continentale tra Italia, Francia, Spagna e non solo non hanno certo risparmiato il Regno Unito.
Al momento, ad ogni buon conto, il settore continua a macinare numeri di tutto rispetto: Chapel Down, uno dei nomi più di spicco dell’enologia britannica, ha dichiarato una crescita delle vendite del 22% nel 2016, a 7,83 milioni di Euro, e se tutto dovesse andare come previsto dagli investitori stranieri e non, le bollicine britanniche potrebbero benissimo dare qualche grattacapo ai tradizionali player del mercato degli spumanti nel Regno Unito, che al momento è e rimane il secondo mercato enoico più rilevante del globo. Il che vuol dire non solo il Prosecco, la cui irresistibile ascesa oltremanica ha portato i Sudditi di Sua Maestà ad assorbire il 33% della produzione totale delle bollicine italiane per eccellenza nel 2016, ma, potenzialmente, persino “le Roi” Champagne, che importa in UK 32 degli oltre 300 milioni di bottiglie prodotte ogni anno…

FONTE: winenews.it